Tutti a caccia della novità, tenuta finora nascosta: l’acconciatura inedita, il numero a sorpresa degli sbandieratori e tamburini, il fantino “bombolone” (ed è solo qualche esempio). Ma il fatto nuovo più importante del Palio dei Somari di Torrita di Siena è sotto gli occhi di tutti già da tempo ed è l’elezione del Presidente dell’associazione Sagra di San Giuseppe, più correntemente definita “il comitato”.
Gli avvicendamenti al vertice sono normali, dappertutto i presidenti passano la mano a nuovi presidenti, ma, senza voler sottovalutare quelli precedenti, l’approdo di Massimo Bolici alla carica più alta si può (anzi, si deve) considerare un fatto storico.
L’uomo più di parte che il nostro palio abbia conosciuto, il Presidente di contrada per antonomasia, per la durata del suo mandato (ininterrottamente a capo della Stazione dal 1987, sono la bellezza di 37 anni!) e per l’intensità della sua azione, senza mai un attimo di pausa o di stanchezza, apparentemente odiato da chi in realtà lo invidiava e, sotto sotto, lo ammirava, che diventa uomo delle istituzioni, di apparato, il cui interesse principale diventa la riuscita della manifestazione a beneficio di tutti, non di una sola parte.
Be’, se un requisito che il Presidente del Comitato deve possedere è la competenza, qui ne abbiamo da vendere.
“Sono entrato in contrada a 7/8 anni – ricorda Massimo – e, vincendo la concorrenza, che allora era tanta, sono riuscito a fare il paggetto. Alla fine degli anni ’70, Stazione aveva bisogno di giovani e mi misi a disposizione, insieme ad altri coetanei. Sono stato due anni tamburino – prosegue il racconto –, poi sbandieratore, poi arrivò la vittoria dell’87, la terza per Stazione, la contrada era di fatto gestita dai noi giovani, il Presidente era Indro Falciani, al quale subentrai subito dopo.
Sono così arrivati altri 7 trionfi, sfide pazzesche, vicende straordinarie ma anche un lavoro sociale incredibile, per fare della Stazione un luogo di incontro, di svago, di crescita, un punto di riferimento per tutti, giovani e anziani. Fino all’applauso con cui, nel 2022, salutammo – spiazzandoli – l’arrivo del corteo di Refenero, che non vinceva dall’85 e che vedeva in me e nella Stazione una delle cause dei suoi insuccessi”.
“Ho cominciato a frequentare il comitato a 17 anni – rievoca Bolici – (quindi sono più di 40!) e ho avuto l’onore di vedere all’opera i fondatori del palio, Capitani, Presenti, Romano Giannini, e anche di lavorare al loro fianco, montando le tribune al campo di gara, con i tubi innocenti e tavoloni.
Al momento dell’elezione, dopo aver lasciato la Stazione in ottime mani, quelle di Riccardo Rossi, un altro che è cresciuto in contrada, mi sono detto “ora qualcuno me la potrebbe far pagare, se mi remano contro non si fa niente”. E invece dal 1 ottobre 2024 stiamo lavorando benissimo, regnano una grandissima intesa e un clima magnifico, la squadra funziona a meraviglia: siamo accomunati dall’amore per la festa, è l’ennesima dimostrazione che a Torrita tutti vogliono bene al palio!
Sono quindi ottimista, penso che potremo fare ottime cose per la nostra manifestazione, anche realizzare progetti ambiziosi, intervenendo, per esempio, sulla ricerca dei somari – sempre più difficile! – o sulla formazione dei fantini toritesi”.
“Torrita vive di Palio – riflette a voce alta il nostro Presidente –, qualche volta mi fermo a pensare come saremmo senza la festa, mi viene in mente un paese vuoto, fermo. La maggior parte degli eventi che si svolgono durante l’anno è fatto dalle contrade, che dunque hanno un fondamentale ruolo di aggregazione ma che mettono anche in movimento, rendono attiva la comunità: per il Palio 2025 sono già tutte in attività, il cuore di Torrita batte veramente per la festa, non voglio fare paragoni irriverenti ma, per come noi sentiamo la manifestazione, profondamente, intimamente, siamo (fatte le debite proporzioni) come i senesi per il Palio”.
Per questo voglio ringraziare il Sindaco Giacomo Grazi (che è “uno di noi”) e tutta l’Amministrazione Comunale che ci incoraggia, ci sostiene, che è sempre sulla nostra stessa lunghezza d’onda.
Diciamo che con Giacomo – conclude Bolici, con quella punta di diabolica ironia che contraddistingue – siamo pari: d’altra parte non l’ho “salvato” io, dopo che era rimasto ‘paralizzato’, nella chiesina della Madonna delle Nevi, dalla vittoria di Refenero?”
Diego Mancuso